SCORRE L'ACQUA POTABILE a Pueblo del Barro

Di Mara Tumelero



Partito nel 1996 il progetto di collaborazione tra Caritas Ticino e Caritas Uruguay ha raggiunto il suo scopertine/copo. Dotare il villaggio di Pueblo del Barro di un sistema di approvigionamento costante e duraturo di acqua potabile. Coordinatrice del progetto è stata Mara Tumelero di Carabbia, che in questi due anni oltre ai contatti con gli enti preposti a raggiungere lo scopertine/copo era impegnata in una campagna di sensibilizzazione con gli abitanti del villaggio, sull'uso dell'acqua potabile e nell'animazione del villaggio. A lei abbiamo chiesto di raccontare l'esperienza vissuta.

Finalmente scorre l'acqua a Pueblo del Barro. Dopo due anni di lavoro, il progetto "Acqua per Pueblo del Barro", sostenuto finanziariamente da Caritas Ticino e dalla Fondazione Populorum Progressio, Uruguay, ha raggiunto il suo obiettivo.

Pueblo del Barro è uno dei numerosi piccoli villaggi di campagna, scarsamente abitati, poco produttivi, in cattive condizioni igienico sanitarie, senza acqua, senza luce, senza copertine/copertura medica regolare che si trova al nord dell'Uruguay, paese poco conosciuto dalle nostre parti e spesso confuso con il suo vicino dal nome simile.

La relativa assenza delle strutture pubbliche, giustificata dagli scarsi mezzi finanziari disponibili per le riforme necessarie, ma tramutata in pressante e illusoria presenza dei candidati politici durante le campagne elettorali, rende più critica la situazione in questi villaggi. Da qui l'interesse delle Caritas Uruguay e Ticino per un progetto in favore di Pueblo del Barro, interesse nato dal principio di accompagnare i più deboli ed indifesi proponendo una presenza reale ed una serie di attività di stampo promozionale, partendo da un'urgenza sentita dagli abitanti, in questo caso la mancanza di acqua potabile.

Dopo un nostro studio della reale situazione al villaggio, dei dettagli tecnici relativi ad un sistema adeguato di approvvigionamento di acqua potabile, della situazione geologica ed idrologica della zona e quindi della possibilità di trovare acqua sotterranea nelle falde, la soluzione adottata è stata quella di realizzare una perforazione profonda, estrarre acqua con una pompa ad energia prodotta da un molino a vento, trasportarla attraverso una rete di tubature ad un deposito sopraeievato, dal quale, per gravità, essa è distribuita ai numerosi rubinetti pubblici ubicati nel villaggio.

Tentando comunque di ovviare alla situazione di abbandono in cui si trova il villaggio, Caritas Uruguay ha deciso di integrare alcuni organismi statali alla realizzazione dei progetto. L'acqua potabile è infatti un diritto fondamentale di ogni cittadino e spetta allo Stato e non ad una ONG, garantirlo alla popolazione. Questa risoluzione ha permesso l'incentivo a responsabilizzarsi di fronte ai propri abitanti e di ripartire i costi dei lavori. Nonostante la lentezza burocratica che accompagna sempre tutti gli interventi statali e che ci ha obbligati ad intensi colloqui con i responsabili, questa collaborazione è stata ufficialìzzata con un accordo, solennemente firmato il 3 luglio 1997 tra Caritas Uruguay, l'Ente Nazionale per l'Acqua Potabile (OSE, Obras Sanitarias del Estado) e il Municipio di Tacuarembó, sotto la cui giurisdizione si trova anche Pueblo del Barro.

L'opera è in funzione dallo scorso mese di febbraio e finalmente dai rubinetti del villaggio scorre acqua pura, fresca e potabile, tanto agoniata dai suoi abitanti.

Grazie alla serie di attività da noi svolte in paese con l'aiuto del maestro Jesus Duarte, soprattutto con le donne e i bambini durante tutte le fasi del progetto, si è giunti a rafforzare uno spirito di comunità in favore di una causa comune. All'inizio il clima delle riunioni nascondeva un certo scetticismo, ma con il passare del tempo, una migliore conoscenza reciproca e il veder concretizzarsi un antico sogno, l'ambiente migliorava notevolmente e si consolidava così un gruppo di donne che era oramai pronto ad affrontare le nuove sfide per lo sviluppo del proprio paese. Come coordinatrice di questo lavoro, sia nel villaggio che nella cittadina di Tacuarembó, ho vissuto due anni condividendo le gioie, le attese, le illusioni, le false promesse, le aspettative e le abitudini della sua gente. E un'abitudine alla quale ho aderito con molto piacere è il "tomarmate". Elemento essenziale della cultura uruguaiana, il "mate" è una sorta di tisana calda che si beve succhiando da una cannuccia di metallo e si offre a tutti i componenti del gruppo. Simbolo dell'ospitalità, è anche il confidente silenzioso nei momenti difficili, il testimone discreto delle gioie vissute, il compagno fedele di tutta la vita. E così, tra un "mate" e l'altro, ci si riuniva, si discuteva, si chiacchierava comodamente seduti sulla soglia di casa, osservando il movimento in strada, si viaggiava tra i pascoli e la campagna, ci si rilassava pescando in un ruscello silenzioso.

Durante il mio soggiorno in Uruguay ho potuto constatare che sono numerosi gli interventi necessari nei villaggi in situazioni critiche come Pueblo del Barro, forse meno frequenti che in altri paesi della zona. Ma a causa dell'accettabile situazione attuale dell'Uruguay, come risulta dalle statistiche economiche che ci giungono, il paese ha enormi difficoltà a trovare finanziamenti esteri ai suoi progetti, visto che agli occhi delle nazioni occidentali non presenta urgenze particolari. Fino a quando però un villaggio intero non riuscirà ad avere a disposizione permanentemente un bene così prezioso e fondamentale come l'acqua, questa realtà deve essere considerata grave e dovrà quindi attirare la nostra attenzione, prima che la situazione precipiti e si debba quindi parlare di urgenze vere e proprie, molto più ardue da gestire. (Altre informazioni sul progetto vedi riviste n.1 1996/n.6 1996)